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Il museo dell’Industria rurale in Palazzo Capalbi prende forma
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Prende corpo l’Intervento n° 3 del progetto “Ri_AbitareMorano”, finanziato dall’Unione Europea – Next Generation EU in ambito PNRR al fine di rendere più attrattivi i borghi e innescare processi di rigenerazione urbana, culturale e sociale.

L’elaborato, redatto dall’architetto Rosanna Anele, coordinatrice dell’Ufficio Tecnico comunale, propone la realizzazione di un percorso museale innovativo ricavato all’interno di una residenza gentilizia, Palazzo Capalbi, la cui edificazione primigenia risale allo spirare del Quattrocento per volontà della nobile famiglia De Feulo. Le architetture attuali sono invece frutto di vari rimaneggiamenti tra i quali, ultimo, quello apportato dagli attuali proprietari nel corso dell’Ottocento.

La struttura, nell’antichissima Via Ferisanto, non lontano dall’ex casa Tufarelli, sorge a ridosso della prima cinta muraria, i cui resti risultano ancora oggi ben visibili, e conserva la sua imponenza ed estensione. Pur presentando diverse criticità il complesso restituisce il fascino e la struggente immutata bellezza che il trascorrere del tempo conferisce alle case del centro storico.

In tale contesto, perfettamente in linea con la filosofia e le finalità del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, nascerà il Museo dell’Industria Rurale. Un investimento importante, 304.509,07 Euro, impiegati per recuperare parte degli ambienti interni della costruzione signorile e mostrare le attività legate alla produzione agricola, soprattutto olivicola e vitivinicola. La presenza nelle varie sale di un frantoio e di un palmento, diverse corti e un’area ortale di servizio, costituiscono singolarità assai ricercate sia a scopo didattico o di studio sia e per puro piacere osservativo.

«Con il recupero di Palazzo Capalbi e la creazione del nuovo percorso museale dedicato all’industria rurale» affermano il sindaco Mario Donadio e il suo vicario Pasquale Maradei, «Morano compie un ulteriore passo avanti verso la riscoperta e la conseguente valorizzazione della sua memoria storica e dell’identità collettiva. Provare a restituire dignità a un edificio emblematico del nucleo antico significa offrire chance di crescita e coesione sociale. Del resto, non è un segreto il fatto che l’iniziativa, in perfetta sintonia con lo spirito del PNRR e le strategie di rilancio del borgo, aspiri a incentivare la (ri)abitabilità, contrastando il pernicioso fenomeno dello spopolamento e favorendo la rinascita di un tessuto urbano dinamico e partecipato. Attraverso il racconto dei luoghi e delle antiche pratiche di trasformazione olivicola e vitivinicola, vogliamo dare spazio e voce alla sapienza dei nostri avi, rendendo capitale condiviso un vasto patrimonio di saperi e conoscenze che rischiano di cadere nell’oblio. Per quanto invece riguarda la prospettiva turistica – concludono Donadio e Maradei - il museo rappresenterà un elemento distintivo dell’offerta moranese, rafforzando l’appeal del nostro marchio nel panorama delle destinazioni più apprezzate. Perché investire nella cultura non è una scelta secondaria, ma un atto di responsabilità verso il futuro, il tentativo di imboccare la strada di uno sviluppo economico realmente sostenibile e non solo annunciato: ed è esattamente questa la direzione che intendiamo seguire».

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